IL TRAPEZIO DI BOCCADARNO

In un lembo di terra a Boccadarno, una specie di trapezio irregolare, è racchiuso il segreto delle spericolate acrobazie della cultura mondiale del 900.

Alla fine del XIX secolo alla foce dell’Arno il paesaggio era di incommensurabile bellezza, e 

il soggiorno in una zona selvaggia ma mite e confortevole divenne una piacevole capriccio per la

intellettualità inquieta di quell’epoca.

Il primo angolo del trapezio corrisponde a Villa Peratoner, la casa delle tempeste, una delle dimore preferite del Gabriele vate poeta e guerriero, portatore nella provincia italiana e tra il pubblico più vasto di quelle idee tormentate attorno al mito del superuomo. Sostenitore e messaggero di una poesia apparentemente al servizio di una visione panica della natura, nella quale l’uomo si perde e si disperde, consapevole di esserne dominus , signore e padrone.

Il secondo angolo è quello di Villa Alba, la casa acquistata al Fortino (così si chiamava tutta questa zona, dal piccolo forte costruito nella seconda metà del ‘700 dai lorena per vigilare sulle entrate delle barche in Arno) dalla nobildonna Flora Fenzi, sposata Douglas. Anche qui soggiornò D’Annunzio, ma piace ora ricordare che la grande Eleonora Duse portò con sé a viver per qualche tempo quella Rina Faccio, meglio conosciuta come Sibilla Aleramo, poetessa scrittrice, studiosa ed emula di George Sand, portatrice di una visione scandalosa e nuova della donna e del suo diritto ad essere felice. Abbandona il figlioletto al suo marito, dal quale si separa, e pratica e teorizza una libertà sessuale che la porta a frequentare da vicino, da molto vicino, i più famosi uomini del tempo. E qui, in questa casa, vive una parte della sua storia con Dino Campana.

Grande e bel personaggio Dino Campana, rude selvaggio e matto come non pochi, a volte matto da legare, ospite abituale di manicomi. Poeta e filosofo raffinato, porta in Italia per primo le suggestioni di mondi lontani, dove era stato come un viandante e un emigrante a cercar fortuna. Campana pare rivivere il sogno americano di Whitman: i vasti spazi, il passato e il presente che si confondono nella tensione verso l’uomo nuovo, che della sua libertà fa la vera religione; la predestinazione che le terre mitiche come l’argentina delle pampas sembra celino verso la felicità.

Il terzo angolo corrisponde alla villa del dottor Garzella, economo dell’Ospedale di Pisa, E’

ancora D’Annunzio il personaggio che gli da notorietà. D’Annunzio che per un qualche vezzo non si

accasa, in quel soggiorno, con la sua amante di turno, una fanciulla russa che fa acquartierare a

Villa Alba. E così, per amoreggiare con lei, di notte attraversa gli spazi, quelli dove ora c’è il

Circolo Il Fortino, e che allora erano fatti di alberi e cespugli, un fitto boschetto.

Il quarto angolo corrisponde ad una casa ai margini del paduletto, un’area quasi sempre

allagata, desolata, oltre la quale, verso il mare, sorge imponente l’ospizio marino. E’ la casa dove per

molto tempo ha vissuto Giuseppe Viviani. Uno dei giganti delle arti figurative della nostra epoca,

timido come un bove, come diceva lui, appassionato di caccia e di pesca, di stivali a coscia e di

ripaiola. Tra tutti i personaggi che abbiamo richiamato, Viviani è quello che ci piace di più. Marinese vero, schivo, appassionato di pesca e di caccia, di tramonti e di pesce, di cani e di stivali a coscia.

Al centro del trapezio sorge il Circolo il Fortino. Arriva un po’ dopo, nel 1951. Nelle sue stanze si respira un po’ di quell’aria, della modernità che prima generò la fabbrica degli idrovolanti, e poi un porto che pare abbia ereditato la malattia malinconica di questi luoghi.

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