LA RISORSA MARE NELLA STORIA DELLA MEDICINA E CURA DEL CORPO

Oggi viviamo il mare, gli arenili, gli stabilimenti balneari come svago, mondanità, occupazione del tempo libero e divertimento perché l’offerta e la domanda in questo settore si è allargata ed e divenuta popolare, senza alcuna diversità di classe sociale, dando soddisfazione a tutti coloro che ne fanno pratica ma questo è un fenomeno che ha solo duecentocinquanta anni di vita.
In effetti le prime forme di turismo balneare risalgono ai Romani i quali ritenevano che stare al mare sotto il sole e oziare fosse un rimedio salutare soprattutto per le persone anziane.
Le prime ville romane, costruite per la villeggiatura dei Patrizi al mare, vennero edificate sulla costa Campana (Ischia poi Vulcano, Lipari); le località marittime erano anche dei veri e propri centri termali.
Ma la cerchia dei fruitori era limitata alla borghesia e ai potenti.
Filosofi come Seneca e Cicerone, descrivevano le stazioni balneari come: “luogo di perdizione, dove gli amori più sfrenati davano sfogo ai sentimenti e alla fantasia con esperienze erotiche nuove e omosessuali”.
Questa “attività balneare” non era certo frequentata ne tanto meno praticata come stile di vita dalla stragrande popolazione che in quell’epoca aveva ben altro a cui pensare.
Ciò nonostante nell’evoluzione dei tempi e della storia si è progressivamente allargato il ventaglio dei praticanti soprattutto grazie alla ricerca medico scientifica che oltre alla conferma della bontà salutistica del mare e dell’ambiente marino ha considerato questa pratica come procedimento di prevenzione prima che di profilassi.
Nel XVIII secolo la medicina si rivolge al mare: il Dr. Charles Russell descrisse i benefici terapeutici dell’acqua di mare e utilizzò ufficialmente l’ambiente marino a scopo terapeutico nello stabilimento di Brighton in Inghilterra. Nel XIX secolo si ebbe la nascita di una vera disciplina: la talassoterapia, anche a seguito delle ricerche eseguite da Claude Bernard e di René Quinton che dimostrarono l’affinità del pH e dei profili chimici dell’acqua di mare con l’ambiente umano.
La nuova economia turistica prende corpo quando Giorgio III d’Inghilterra, nel luglio del 1789, scese nelle acque della costa della Manica per rilassarsi un po’ ma scoprì che era anche molto divertente e i suoi nobili sparsero la voce.
L’attrazione per il mare caldo insieme alla scoperta del corpo e allo stesso tempo unita alla teoria medica igienista trovò nella spiaggia il proprio terreno di rappresentanza.
In Italia già si avverte l’avvento di questo fenomeno dal XVII al XVIII secolo e divenne una delle mete principali del Grand Tour poiché sede del Papato e di numerose corti regnanti, ove i giovani aristocratici potevano essere accolti.
Ma come dicevo in precedenza è attorno al XVIII secolo che le classi dominanti iniziarono ad apparire sulle zone costiere come villeggianti generando un generale interesse economico e occupazionale.
In Inghilterra, Germania e Francia del Nord sorsero le prime località in cui si sviluppò il turismo estivo che ricercava zone ventose, fresche e con un’elevata concentrazione salina nell’aria.
Nella seconda metà dell’Ottocento iniziano a diffondersi le prime strutture sulle spiagge marine. A poco a poco si diffusero strutture balneari in molti luoghi d’élite europei come Monaco, Ostenda, Scheveningen, San Sebastián, Blackpool.
I primi bagni in Europa rispecchiavano la riservatezza e il livello pudico del momento così che vennero realizzate delle imbarcazioni che prendevano gli avventori in secco (da moli, palafitte e rive) e li portavano a distanza in acqua dove potersi bagnare allontanandosi così anche dalla vista degli indesiderati; si chiamavano bagni galleggianti.
Nel 1794 il dottor Vogel aveva avuto la brillante e illuminata idea di realizzare una imbarcazione con aperture sotto la chiglia protette da reticoli sui quali far adagiare i bagnanti e le faceva scorrazzare lungo la costa a Doberan (Germania). In Italia il dottor Tommaso Rima nel 1833 a Venezia, fece una cosa simile utilizzando imbarcazioni del luogo, le gondole, e collegandole tra loro con altre senza fondo consentivano di stare a “bagno maria” passeggiando tranquillamente in laguna al riparo, ovviamente, da occhi indiscreti chiamando queste attrezzature “Sirene”.

 

Quindi i mezzi e le strutture balneari, o meglio per bagnare il corpo, dapprima non erano vere e proprie strutture come lo sono oggi ma attrezzature spesso mobili.
A seguire poi si aggiungono anche attrezzature non solo di uso comune ma singole, trainate da animali (mucche e/o cavalli) che da terra, superando l’arenile, portavano i bagnanti direttamente nell’acqua evidenziando il disinteresse per il terreno sabbioso non avendo ancora “scoperto” sia l’effetto benefico delle sabbiature ne l’utilizzo ricreativo ne la pratica dell’abbronzatura che d’altra parte con quegli abbigliamenti veniva meno.
Queste furono una vera invenzione al tempo e lo si deve a Benjamin Beale che con il nome di bathing macine, quasi un brevetto al tempo, fu in grado di generare impresa; ne vennero prodotte i gran numero ed avevano una precisa e definita struttura, dimensioni, caratteristica e finitura tale da formare appunto un prodotto esclusivo.
Erano cabine su ruote con all’interno una panca ben rivestita con velluto e l’attrezzatura del bagnante composta da asciugamani, costumi (se così si potevano chiamare), spazzole, specchi e appendiabiti per le donne alle quali si sommavano i cava stivali per quelle ad uso degli uomini.
Durante il tragitto di andata ci si spogliava dentro e durante il ritorno dopo una bella frizionata del corpo ci si rivestiva per tornare “normali”.
L’uso era rigorosamente personale, uno alla volta, con la bathing macine che arrivava sino ad una profondità di mezzo metro per facilitare da discesa in acqua ma tale da non far diventare problematica l’uscita che alle volte veniva fatta da uomini.
L’aiuto e la sorveglianza veniva fatta da veri e propri “bagnini” che assistevano e garantivano la sicurezza degli avventori; il tutto senza toccare l’arenile e la sabbia e senza alcun ausilio di attrezzature mobili o fisse sulla riva del mare.
Una variabile della bathing macine era quella realizzata con fondo apribile, che abbisognava però di essere trasportata a profondità maggiori, che permetteva di ottenere il 100% della privacy immergendosi direttamente nell’acqua (variabile che abbiamo visto applicata alle imbarcazioni).

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