Donne e Sport

Un binomio semplice, importante, ma ancora oggi non pienamente riconosciuto in termini di parità di diritti tra uomo e donna. Di questo tema si occupa il progetto AGES-Addressing Gender Equality in Sport, iniziato a Gennaio 2019 e gestito dalla UISP di Pisa assieme all’Università di Thessaly, Grecia, Fundacion universitaria S.Antonio-UCAM, Spagna, Istituto CO.RI, Livorno.

“L’idea è stata quella di verificare l’attuale percezione della popolazione in questo ambito, per studiare buone pratiche capaci di dare un calcio definitivo a vecchi pregiudizi e stereotipi che continuano a produrre discriminazione femminile in ambito sportivo.” ci ha spiegato Verter Tursi project manager del progetto.

È passato più di un anno e ne avete un altro davanti. A che punto siete arrivati?

“Molte delle azioni relative alla raccolta dati sono ormai al termine: in ogni paese avevamo come obiettivo quello della compilazione di 700 questionari ad opera di giovani 14-18 anni, 700 di genitori, 200 di rappresentanti a vario titolo dello sport (insegnanti, tecnici, dirigenti, etc), oltre a 20 interviste a “gente di sport” di particolare rilevanza. Se non fosse scoppiata la tragedia Corona Virus avremmo già una prima riflessione sui dati fino ad oggi raccolti da poter pubblicare in anteprima, ma purtroppo questa pandemia ci ha costretti a rallentare il percorso intrapreso.”

C’è da stupirsi all’idea di dover combattere per la parità di genere tra uomini e donne anche nello sport e ancora oggi?

“Non molto in realtà. Il cammino verso una vera e praticata parità di genere in ogni aspetto della vita è ancora molto lungo e per certi versi ancora da scrivere. Certo è che dovendo lavorare su questi temi le scoperte sono state davvero tantissime e quasi nessuna molto confortante. Anche in questo caso abbiamo a che fare con una battaglia molto complessa, perchè gli stereotipi culturali uomo donna di cui si accennava hanno radici profonde e, quindi, non facili da scardinare. Eclatante la storia delle olimpiadi. Basti pensare a ciò che disse il padre delle olimpiadi moderne, Pierre de Coubertin, interrogato sulla possibilità di una partecipazione femminile:“Un’Olimpiade femminile? Non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta. Sulle donne ai Giochi rimango contrario”.

E’ di questi giorni la notizia che le Olimpiadi di Tokio 2020 subiranno lo slittamento di uno o forse 2 anni. Ormai sono tante le donne che partecipano alle olimpiadi, ottenendo, tra l’altro, almeno in casa Italia, successi maggiori dei compagni uomini: come si è passati dalla frase di Coubertin a questo.

“All’inizio delle Olimpiadi da una parte si proponeva l’idea di un’attività aperta a tutti, a differenza di quella dell’antica Grecia cui si ispirava, alla quale potevano partecipare i soli maschi, purchè di rango aristocratico e fisicamente perfetti, ma allo stesso tempo si attingeva a quella stessa storia per escludere le donne, che, tra l’altro, al tempo non potevano nemmeno assistere. De Coubertin sosteneva addirittura che la differente fisiologia della donna e il diverso ruolo nella società la rendevano oltremodo inadatta all’attività sportiva. Le donne dovranno attendere fino al 1900 per una loro partecipazione seppur non ufficiale: solo un paio di donne compariranno in gara e una tennista inglese, Charlotte Cooper diventerà la prima campionessa olimpica della storia. Anche se, a dirla tutta, forse questo primato spetterebbe a Cinisca di Sparta che sembra aver vinto (per un particolare meccanismo legato alla proprietà dei cavalli) la corsa dei carri nelle olimpiadi del 396 a.c. Sarà poi Berlino nel 1936 ad ospitare le prime olimpiadi nelle quali le donne avranno riconosciuta una sorta di dignità da atlete. E’ di quello stesso anno la prima medaglia olimpica di una donna italiana: Ondina Valla vince infatti a Berlino gli 80 metri ad ostacoli. Il resto è storia di piccoli passi fino ai giorni nostri. Anche se ancora nessuna delle nostre atlete gode di un trattamento economico e di immagine paragonabile a quella dei colleghi uomini.”

La UISP ha avuto però un ruolo importante nella storia della lotta alla parità di genere nello sport.

“Si, nel 1985 la UISP propose al Parlamento Europeo la “Carta dei diritti delle Donne nello sport” che evidenziava diseguaglianze non tollerabili nello sport rilevando le barriere culturali che impediscono il percorso di parità. Il documento è stato poi, sempre da UISP, aggiornato e riproposto nel 2017, sempre al Parlamento Europeo, come Carta Europea dei diritti della donna nello sport.”

La storia delle donne nello sport è stata molto contorta se si pensa che una delle prime testimonianze di donne italiane, in realtà romane, che fanno sport, risale al trecento dopo cristo. L’archeologo Gentili trovò infatti nella Villa Romana scoperta in P.zza Armerino un mosaico rappresentante ben 10 ragazze che per allenarsi, fare sport e gareggiare indossano addirittura una sorta di bikini. Su queste cose c’è ancora molto da lavorare, il progetto AGES è un ottimo strumento, ma resta fondamentale un grande impegno di uomini e donne che siano consapevoli della necessità e bontà della parità di genere.

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