JONATHAN CANINI : IL RAGAZZO DI PROVINCIA CHE SOGNA LA MACCHINA DA PRESA

Il giovane attore e comico toscano, conosciuto e nato sul web, si racconta davanti alla nostre telecamere. Inizi, passioni, progetti per un ragazzo che passo dopo passo sogna di diventare un bravo attore.

Si definisce timido e riservato. E’ un ragazzo come tanti ma vorrebbe, un giorno, realizzare il suo sogno più grande: diventare un bravo attore. Per farlo, in un pomeriggio come tanti altri, ha acceso la telecamera, ha girato un video e l’ha caricato in rete. Quello che è venuto dopo sono state le visualizzazioni, il successo e forse una popolarità del tutto inaspettata.

Jonathan Canini, giovane attore e comico toscano, ci racconta i suoi inizi, le sue passioni e quello che si aspetta nel futuro che verrà.

Ciao Jonathan, è un piacere averti con noi. Per prima cosa ci racconti come nascono i tuoi personaggi?

E’ nato tutto per caso. I personaggi quelli più vernacolari sono nati tutti una sera, con un mio amico, mentre eravamo insieme al circolo. Prima facevo dei video che venivano visti soltanto dai miei familiari poi il mio amico mi disse: “sarebbe ganzo fare qualcosa con il vernacolo proprio perché è una particolarità della nostra regione”. Io risposi che sì sarebbe stato davvero ganzo anche se l’idea rimase buttata lì ed andò a scemarsi. Poi a maggio 2018, un giorno, feci un video fatto e montato da me in un ora e mezzo che si chiamava “Toscani versus Toscani”. Un video con tutto un insieme di personaggi stereotipati all’ennesima potenza che battibeccavano su chi fosse meglio dell’altro. Lo caricai online ad un orario insolito: da tempo scrivevo e realizzavo progetti senza però che potessero venir apprezzati e questo mi aveva provocato la perdita di molta fiducia.

L’indomani mi inizio’ a squillare ininterrottamente il telefono e notai che sulla mia pagina Facebook il video che avevo caricato aveva ottenuto dei risultati che superavano tutti i miei video precedenti. Mi dissi allora : “ vuoi vedere che anche alla gente piace l’utilizzo del vernacolo”?

Prima di fare video avevo fatto teatro ma in tutto ciò che facevo mi concentravo molto sull’aspetto della dizione e fare teatro mi divertiva ma faticavo ad esprimermi a causa dell’impostazione dei miei personaggi. Decisi così di iniziare un percorso diverso concentrandomi quasi del tutto sul cabaret. Cabaret che mi permetteva di avere un rapporto più stretto con il pubblico ma che allo stesso tempo mi faceva divertire senza avvertire la tipica ansia da prestazione.

Volevo fare qualcosa che mi avvicinasse alla gente ma ero terrorizzato dai modi. A scuola ci dicevano che la dizione per un attore è fondamentale per cui affrontare il vernacolo, all’inizio, mi faceva paura. Ora credo invece che non per tutti sia valida questa regola. Molti che non usano il vernacolo tendono a snaturare il proprio personaggio e sto notando che anche molte serie tv ne fanno un grande uso: Romanzo Criminale, Gomorra ad esempio. Sono serie piene di dettagli che apprezzo molto. Per me il vernacolo, utilizzato in varie situazioni, è utile a fartele sentire più vicine e più naturali.

Ecco. Sappiamo che il vernacolo è il tuo cavallo di battaglia ma c’è un personaggio al quale sei più legato? Qualcuno di questi possiede qualche aneddoto particolare o simpatico da poter raccontare?

Di tutti e cinque i personaggi è difficile dire a quale sia legato di più. Di certo quello che mi mette più allegria è il personaggio livornese. Fin da piccolo andavo al mare con la mia nonna a Calambrone e quindi i ricordi di Livorno e dei livornesi sono tutti ricordi positivi. Da piccolo, nei mesi di vacanza, ero estremamente spensierato e quindi quel vernacolo mi ricorda solo tempi felici. In particolare, per un personaggio specifico, mi ispiro davvero ad un mio amico che ho conosciuto proprio durante una vacanza in quei luoghi. In generale però mi diverto a fare tutti i dialetti: la mia nonna è di Ghizzano quindi colgo sempre tanti aspetti del suo dialetto pisano che ripropongo, lo stesso si dica per il dialetto lucchese visto che anche la mia zia vive in quella provincia.

Senti, una domanda a Jonathan persona e non personaggio. Qualche passione o qualche hobby che ci vuoi raccontare?

Senz’altro il calcio: da piccolo sognavo di fare il calciatore, un po’ come tutti, poi capii che non avevo molta costanza negli allenamenti e nelle regole da seguire per cui abbandonai quel desiderio. Oggi comunque il calcio rimane una grande passione insieme alla pesca, ai motori e al cinema.

Ti è mai capitato qualche avvenimento particolare con qualche tuo fan?

Si. L’altra sera in pizzeria con la mia famiglia c’è stata una signora che ha provato a chiamarmi ma probabilmente non si ricordava il mio nome quindi si è limitata ad esclamare soltanto “grande, grande”. Un’altra volta invece una ragazza in un locale dopo aver sbattuto le mani sul tavolo ha iniziato a urlare il mio nome e tutti si sono girati a guardarmi. Un imbarazzo tremendo!

E con i progetti futuri? Dove ti piacerebbe arrivare?

Mi hanno chiamato per un film che spero di fare perché il personaggio che interpreterò mi piace tantissimo ma al momento non posso dire di più. Poi ho ricevuto un invito a partecipare ad una trasmissione tv inerente i piccoli borghi toscani e poi vorrei anche poter realizzare un cortometraggio da me prodotto dal titolo ancora incerto che vuole essere una denuncia al gioco d’azzardo. Per farlo ho avuto modo di poter ascoltare molte testimonianze, anche da persone a me vicine, che sono entrate in questo tunnel: per molti questo immane problema non è altro che una pericolosa via fuga dalla realtà in cui si ritrovano. Una realtà che credo valga la pena di essere raccontata. Chiaramente l’argomento è ampio e non si può trattare in poche parole ma mi piacerebbe davvero poter portare a termine questo progetto. Al momento sto anche portando in giro lo spettacolo teatrale “Cappuccetto rozzo”. Ieri sono stato nel teatro dove debutteremo a Firenze: un’ emozione fortissima.

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