Molto più di un “passo”

Alla ricerca di orizzonti per la Giornata Internazionale della Danza

Librarsi sulle punte, a mezz’aria, e poi prendere il volo, sempre più in alto, fino a sfiorare il cielo con un dito, fino a diventare «elettricità».
Puro virtuosismo?
Certo che no, solo uno «sguardo sul mondo diverso, un’interpretazione del mondo diversa».
C’è chi da sempre l’ha avvertita come un’esigenza impellente e chi, invece, da essa ha voluto solo farsi accarezzare, ma proprio tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto il nostro “appuntamento al buio” con la danza. E da quel genere di appuntamenti, si sa, può sbocciare un amore intramontabile e travolgente o essere un piacevole ricordo al quale si ripenserà, con il senno di poi, con un dolce sorriso.
Tra le fila di coloro che con questa raffinatissima e mirabile disciplina hanno intrapreso una bellissima e longeva relazione c’è sicuramente Aline Nari, coreografa, performer e studiosa di storia della danza e del teatro. Dell’idea di danza come «gesto nutrito dall’interiorità e portatrice di contenuti importanti senza la “parafrasi” del linguaggio» si è fatta portavoce nel corso dell’incontro che si è tenuto nella mattinata di giovedì 29 aprile 2021 sulla piattaforma Teams in occasione della Giornata Internazionale della Danza. Promossa dall’International Dance Council dell’Unesco e istituita nel 1982, la data è stata scelta per commemorare il genetliaco di Jean-Georges Noverre, danzatore, coreografo e studioso francese, considerato il padre del balletto moderno.
L’incontro rientrava nel ciclo “Oltre il teatro”, organizzato, per la sapiente regia della prof.ssa Eva Marinai, nell’ambito del corso di Storia del teatro e dello spettacolo dell’Università di Pisa, con la collaborazione di alcune realtà territoriali impegnate nel teatro sociale e di comunità (TSC) e dei dottorandi di Storia dello spettacolo dell’Università di Pisa.
Dalle nozioni basilari della storia della danza all’evoluzione che ha visto passare la disciplina da semplice dilettantismo a puro professionismo grazie alla svolta del 1661 ad opera del Re Sole, il Re ballerino; da Sachs a Friedemann Vogel – il ballerino tedesco scelto come ambasciatore per la giornata di quest’anno – passando da Pina Bausch, con continui e puntuali riferimenti al panorama storico-culturale e senza tralasciare di mettere in luce quella che è stata la vera rivoluzione di Noverre: far indossare alla danza le vesti di arte capace di esprimere le passioni più profonde e intime dell’essere umano.
Un’arte dalle svariate sfaccettature che induce ad ascoltarsi, comprendersi per poi raccontarsi, un’attività che necessita della tessitura di più fili, tutti inestricabilmente intrecciati e tutti alla stessa maniera importanti, il cui protagonista, però, resta il corpo. Una pratica che ammalia per la sua leggiadria e che stupisce per la magia attraverso la quale è in grado di toccare le corde più intime dell’animo umano. Potenzialità e valore che sono state solo riscoperti se si considera che nel mondo greco, quello arcaico in particolare, la danza, assieme alla musica e al canto, era l’attività che le giovani fanciulle dovevano praticare all’interno del cursus educativo per prepararsi a divenire mogli e madri irreprensibili di uomini valorosi.
Un incontro ricco di contenuti e di desideri che vibravano nell’aria. Alla domanda di una studentessa sul come fare ad esprimere efficacemente il proprio gesto, infatti, la Nari ha sentito il buon odore di quel desiderio incitando a nutrirlo e ha invitato la sua interlocutrice e tutti quelli che
in quella domanda si riconoscevano a «chiedersi chi sono e che tipo di danzatore voglio essere». Se la risposta, poi, per quanto icastica, sarà «io sono quello che danzo», allora non si potrà più rinunciare e «non poterlo fare diventa non poter vivere, non poter respirare».
È proprio per questo motivo che, quest’anno più che mai, è stato importante festeggiare questa giornata. In un periodo in cui l’intero settore si trova ad affrontare un’implacabile tempesta, infatti, è doveroso ricercare la meta e, dopo essersi interrogati sul senso, scorgere ancora una volta l’orizzonte. E in tempi in cui l’arte non è ritenuta primaria, la magia è stata – anche grazie a queste iniziative – rinvenirne la necessità.

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