VESPRO: DA NAPOLI CON IL SOGNO DI FARE MUSICA

Ruba al cognome di un suo professore il suo nome, cresce ascoltando Pino Daniele e vive la quotidianità dei quartieri difficili della Napoli da cui proviene. E’ giovane, determinato e molto deciso.
Vespro alias Emanuele Daniele Ruffo è un giovane cantautore partenopeo che sta emergendo sulla scena musicale odierna. Si divide tra pop, r&b e musica elettronica e il suo ultimo singolo estivo”Agave” ha già raggiunto diecimila visualizzazioni su Spotify.
Nei mesi scorsi noi l’abbiamo intervistato e ci siamo fatti raccontare un pò di sè e della sua passione. Leggete cosa ci ha raccontato!
Ciao Vespro, ci parli del tuo nome? Da cosa nasce in particolare?
“Ero a scuola, ero un ragazzo adolescente che cominciava a muovere i primi passi nel mondo della musica e un giorno durante la lezione il mio professore chiamò un collega che appunto aveva come cognome Vespro. Ne rimasi colpito e decisi di prenderlo come nome d’arte”.
Sembra che la tua musica si avvicini molto al rap, sbagliamo? Come la definisci? La collochi in una etichetta precisa?
“Premesso che non mi piace chiudermi o mettere delle barriere perchè la musica è un mondo vastissimo posso dire che quello che faccio con la mia musica è la sperimentazione. Sicuramente la mia musica arriva da back ground hip hop, dal rap, dalla musica urban, dall’r&b, dal soul, da tutti gli ascolti che ho fatto fin da piccolo e che mi hanno formato però è abbastanza trasversale come mood musicale”.
La tua fase creativa da cosa nasce? Nasce da qualcosa in particolare o produci tutto di getto?
“Diciamo che la mia fase creativa è molto spontanea, non so mai quando arriva. Solitamente perchè è un impulso. In genere le idee mi arrivano nelle situazioni più disparate, da lì poi cerco di scrivere le parole e le frasi che mi vengono in mente e che poi successivamente elaboro in studio di registrazione”.
Il tuo ultimo pezzo “Tuono” è un lavoro complesso con molte musicalità. Ce ne vuoi parlare? Come è nato? E’ arrivato al pubblico?
“La parte più musicale del bit è nata in sinergia con Mastra e con i ragazzi di The Voga fondendo l’acustico con l’elettronico mentre la parte testuale vuole parlare in particolar modo di una rottura. Mi piaceva molto il viaggio tra la prima strofa e la seconda. Questo fil rounge che collega la prima notte in cui due amanti si incontrano e stanno insieme e l’ultima notte in cui si lasciano”.
Questo pezzo ha una etichetta?
“Si. Collaboro da due anni con una etichetta di Milano. Ho firmato il loro contratto da poco tempo e sono contento e soddisfatto specie per la cura che dimostrano nei confronti della mia musica”.
Alla fine le etichette indipendenti seguono gli artisti a 360 gradi. E’ importante soprattutto per chi è agli inizi.
“Si. E’ fondamentale perchè all’inizio siamo molto disorientati ma avere uno staff di professionisti che ti guida e ti consiglia è importante. Si evita di perdersi per strada ed è utile alla formazione”.
Sappiamo che sei di Napoli, quanto la musica partenopea influenza la tua musica? E hai mai pensato di produrre qualcosa in napoletano?
“Mi influenza moltissimo perchè sono un fan sfegatato della musica di Pino Daniele, della canzone classica napoletana e degli artisti che si sono susseguiti nel tempo come quelli più moderni. Il filone hip pop ed elettronico napoletano mi piace molto. Napoli è un focolare di musica straordinario e ritornando alla domanda posso dire che dopo molto tempo sono riuscito ad inserire nei miei testi la parola “apocondria” che in dialetto significa malinconia, la malinconia che arriva quando sei nostalgico, quando hai qualcosa che ti turba dentro. E’ una parola che ho rubato al lessico di Pino Daniele. Nel futuro comunque non escludo di scrivere un pezzo interamente in dialetto, chi lo parla sa che abbiamo la possibilità di usare poche parole per esprimere tanti concetti. E’ una gran fortuna.
Sappiamo che vieni dai quartieri più difficili di Napoli. Hai scritto un pezzo con un rapper bolognese dal titolo “Vene” in cui si ritrova la storia di un ragazzo che vive in un ambiente difficile. Cosa ci puoi raccontare a riguardo?
“Si. Vene parla di queste strade che ti formano, che ti danno un certo background pur non portandoti, fortunatamente, nella spirale della criminalità. Chiaramente sono esperienze che ti costruiscono una corazza, ti danno una forza che ti tiene lontana da certi giri e certi ambienti che un ragazzino non dovrebbe mai frequentare. Credo che per me sia da un punto di vista professionale che umano avere avuto questo tipo di passato ha rappresentato una marcia in più per spingere a farcela.
Il tuo prossimo obiettivo musicale qual’è?

“Eh, bella domanda. Posso dire che mi piacerebbe arrivare a tante persone perchè quello che mi ha spinto a fare musica e che mi ha avvicinato a farla è stato ascoltare molti artisti che vivevano tanto il rapporto con il pubblico e mi piacerebbe che la mia musica non partisse soltanto da me ma creasse una connessione tra me e il pubblico. Mi piacerebbe tanto lasciare delle emozioni. Fin da piccolo ascoltavo tanta musica però quella che mi è rimasta è quella che mi ha lasciato un’emozione. Credo che la musica crei un legame e quando si crea e si vive quella sinergia che magari si ritrova anche ai concerti è davvero spettacolare.

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