Nuova Vita nell’Isola di Gorgona

L’isola di Gorgona è l’ultima isola carcere italiana, frazione del comune di Livorno, ospita circa settanta detenuti con pene definitive da scontare. Nel 1869 parte dell’isola fu destinata a colonia penale all’aperto come succursale di quella di Pianosa.

Nell’isola i detenuti svolgono un percorso rieducativo che la sorte ha fatto intrecciare con degli animali sfuggiti alla macellazione.
Tra il 2015 e il 2019 le attività di macellazione erano riprese ma nel 2020 la Gorgona è diventata “l’isola dei diritti umani e animali” con un protocollo firmato tra Lav (lega anti vivisezione) e il Comune di Livorno.
“Li cresciamo noi, come potevamo ucciderli?” Raccontano i detenuti dell’isola che hanno liberato gli animali dal macello, non accettavano l’idea di crescergli, accudirli, dargli un nome e poi macellarli nel mattatoio. Così l’idea di salvargli, il macello è stato chiuso e adesso i detenuti si possono dedicare ad altre attività, come l’orticoltura, il turismo sostenibile, la gestione dei boschi e dei vigneti. Alcune attività erano presenti anche prima, altre sono state aggiunte recentemente. L’idea è quella di insegnare un mestiere che tornerà loro utile una volta scontata la pena.
Gli animali salvati verranno trasportati alla lega anti vivisezione sulla terraferma.
Ferraresi spiega “Annullando l’attività di macellazione ci sarà anche un importante risparmio di risorse, si potenzierà l’orticoltura già esistente e, soprattutto, si inquinerà di meno”.
Ma il lavoro arriva anche sul piano dell’approvvigionamento energetico dell’isola, in modo che diventi un vero esempio di recupero. L’isola al momento continua ad utilizzare gasolio.
Le conseguenze di questo cambio di rotta non solo abbasseranno i costi, ma consentirà una formazione riabilitativa migliore per i detenuti.

Please follow and like us:

2 pensieri riguardo “Nuova Vita nell’Isola di Gorgona

  • 1 Febbraio 2021 in 10:09
    Permalink

    la Gorgona è un’isoletta stupenda, si sono stato (da visitatore) ed è magnifica.
    Secondo me bisognerebbe agire seguendo due step: il primo è quello di far diventare la parte civile un luogo di studio-ricerca il secondo di procedere alla eliminazione del carcere (ce ne sono in giro per l’Italia liberi) e renderlo accessibile a tutti su prenotazione..100 al giorno senza attracco sulla costa

    Risposta
  • 9 Febbraio 2021 in 11:19
    Permalink

    A prima vista l’immagine dell’isola-carcere è qualcosa di medievale e decisamente da superare, ma leggendo questo articolo, dal quale traspare un programma di rieducazione dei detenuti che contempla l’effettuazione di lavoro all’aperto (orticoltura, turismo sostenibile, cura di boschi e vigneti), e percependo la sensibilità che i carcerati hanno sviluppato verso gli animali che è stato permesso loro di crescere e di accudire, mi viene il sospetto che questo sistema possa funzionare.
    Infondo il fine della pena non è semplicemente sanzionatorio, bensì quello tendere alla rieducazione del condannato così da aiutarlo a reinserirsi nella società, possibilmente con una rinnovata sensibilità.
    Lavorare, anche a contatto con gli animali, può essere utile in questo senso.
    Ovviamente tutto dipende dal tipo di reato commesso, ma in linea generale chiudere una persona in una cella per X anni, può rivelarsi controproducente sotto il profilo della rieducazione e sensibilizzazione di quel soggetto.

    Risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *